Circolo Sel Minturno Via Appia, 220 tel 0771.900583

mercoledì 17 ottobre 2012

domenica 7 ottobre 2012

Una battaglia per la democrazia e il lavoro
Giovedì 27 Settembre 2012 10:51
I due Referendum per ripristinare quanto abolito nell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori dalla Riforma del Lavoro messa a punto dal Ministro del Welfare Elsa Fornero e l’art 8 della legge 138bis/201sono una battaglia importantissima per la democrazia, i diritti e il valore e la dignità del lavoro nel nostro paese. Si tratta di due quesiti referendari per chiedere: il ripristino dell’articolo 18 nella sua formulazione originaria in tema di tutela in caso di licenziamenti ed il ripristino dei diritti minimi e universali previsti dal contratto nazionale di lavoro, a sua volta abrogato dall’articolo 8 della manovra finanziaria del precedente Governo (decreto legge n.138 del 2011). Il governo Monti ha cancellato l’articolo 18 che stabiliva il diritto al reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato, spiegando ai padri che facilitare i loro licenziamenti avrebbe significato facilitare le assunzioni dei figli. Falso!  Ad oggi non abbiamo né un nuovo posto di lavoro, né nuove garanzie per i precari. 46 erano e 46 sono ancora le forme di assunzione atipica. Restano solo i licenziamenti facili. Senza l’art. 18 le imprese senza scrupoli avranno mano libera.

L’articolo 8 della Finanziaria Berlusconi dell’agosto 2011 (Legge 138 bis/ 2011) viola l’articolo 39 della Costituzione sulla democrazia nei luoghi di lavoro e tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama.
Questa norma consente ai contratti aziendali (o territoriali) di derogare non solo ai contratti collettivi nazionali, ma a tutte le norme che regolano il lavoro: dalla disciplina delle mansioni a quella dell’inquadramento professionale, dall’orario di lavoro ai licenziamenti. Se l'azienda si accorda con le organizzazioni sindacali locali,   deroghe in pejus del contratto nazionale e dello stesso statuto dei lavoratori. l’accordo le rende efficaci nei confronti di tutti i lavoratori. Quest’articolo mira a trasformare  il contratto aziendale come fonte primaria del diritto del lavoro a scapito di quello nazionale. Riconsegna  ai contratti aziendali materie importantissime finora di esclusiva pertinenza del contratto nazionale. L'Articolo 8 infligge un colpo mortale alla democrazia: non c'è più certezza del diritto se nei posti di lavoro, in ogni territorio possono realizzarsi differenti modalità di fruizione ed esercizio di diritti. Si apre la strada ad una vera e propria giungla salariale e dei diritti del lavoro, precipitando il lavoro in una situazione peggiore degli anni ’50, quando esistevano le famose gabbie salariali, contro le quali il movimento sindacale e la sinistra lottarono duramente, pagando prezzi altissimi in termini di sacrifici, licenziamenti e discriminazioni. Le prossime settimane per noi saranno difficili. Non possiamo escludere ulteriori polemiche in merito alla nostra presenza nel comitato per i Referendum sul lavoro. La nostra posizione su questi temi è sempre stata chiara e netta: sia sul giudizio dei singoli provvedimenti, che nelle nostre scelte politico/strategiche, che pongono il lavoro, i diritti, la sua dignità come pilastri fondanti del modello economico/sociale per cui ci siamo finora battuti e per il quale continueremo a batterci in ogni luogo politico ed istituzionale in cui ci siamo ed in cui ci troveremo. I diritti del lavoro conquistati nel secolo scorso, la nozione di civiltà giuridica del lavoro, scritta con lo Statuto dei lavoratori nel 1970, che afferma il diritto alla non licenziabilità di un lavoratore senza giusta causa e giustificato motivo, è stata cancellata. Noi vogliamo ripristinarla e difenderla, non solo attraverso i Referendum, essa sarà uno dei punti per noi discriminanti, nel confronto per la definizione del programma del centrosinistra.
Quando in una società la forza e l’arbitrio, sostituiscono i diritti del lavoro, è in gioco, la qualità della democrazia. Dal 13 OTTOBRE si raccoglieranno le firme nei banchetti che saranno organizzati in tutta Italia. Ne servono 500.000, ma il l’obiettivo è di concorrere a raccoglierne molte di più. SEL si è data l’obiettivo di raccoglierne 100.000. E’ importante la mobilitazione di tutti e di tutte, per dimostrare che questa battaglia non è solo in difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori, ma anche della qualità della democrazia nel paese. Negli ultimi anni è prevalsa una concezione, a destra come a sinistra ed anche nel sindacato, per cui indebolire la contrattazione collettiva, ridurre i diritti e le tutele,crei sviluppo e nuovi posti di lavoro. I risultati sono: disoccupazione crescente e recessione, fabbriche in crisi, declino industriale, perdita di competitività, salari insufficienti per vivere. Servono: politiche attive sul lavoro, sull’innovazione, politiche industriali, programmazione economica, investimenti pubblici. L’indebolimento dei diritti dei lavoratori, dunque, non produce un solo posto di lavoro in più. Produce invece, declino industriale ed un peggioramento della vita materiale di milioni di donne e uomini. La battaglia referendaria è anche una battaglia di democrazia, per dare uno sbocco politico alle lotte dei lavoratori. È un’assunzione di responsabilità, per rimettere al centro dell’agenda politica e del Governo, il lavoro, le persone, i diritti ed a ricostruire una sinistra di governo che ridiventi in primo luogo, punto di riferimento e di rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori.
Dino Tibaldi (SEL)